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Ogni anno vengono allevati circa 70 miliardi di animali. 

Nel mondo, due animali su tre vengono allevati intensivamente. Tenuti sempre al chiuso, in gabbia, stipati o in spazi ristretti. Trattati come macchine da produzione invece che da esseri senzienti quali sono.

A livello globale il 70% della carne di pollame, il 50% di quella di maiale, il 40% di quella bovina, il 60% delle uova, vengono prodotti in allevamenti intensivi. In Italia 85% dei polli sono allevati intensivamente, oltre il 95% dei suini vivino in allevamenti intensivi, quasi tutte le vacche da latte non hanno accesso al pascolo. 

L’allevamento intensivo spezza il legame fra la terra e gli animali: toglie gli animali dal pascolo e li ammassa invece in capannoni e recinti fangosi. L’allevamento intensivo è la più grande causa di maltrattamento animale sul pianeta. Gli animali allevati industrialmente vengono in genere nutriti con alimenti commestibili come cereali, soia o pesce che potrebbero nutrire invece gli esseri umani.  Un terzo della raccolta mondiale di cereali viene utilizzato per alimentare il bestiame industriale; se fosse utilizzato direttamente per il consumo umano sfamerebbe circa 3 miliardi di persone.

Quasi tutta la produzione mondiale di soia viene data come mangime agli animali allevati industrialmente sotto forma di farina di soia. Se data invece alle persone, ne nutrirebbe un miliardo.  Gli allevamenti industriali non producono cibo, lo sprecano. Per ogni 100 calorie di cereali commestibili utilizzati come mangime per il bestiame, otteniamo solo 30 calorie sotto forma di carne o latte; una perdita del 70%. Il Report sulla Sicurezza Alimentare delle Nazioni Unite riconosce che i “sistemi intensivi..riducono l’equilibrio nella produzione di cibo” a livello mondiale.

L’allevamento intensivo fa crescere i prezzi del cibo aumentando la domanda di alimenti di base come i cereali in un periodo in cui la capacità mondiale di approvvigionamento si sta riducendo.

Almeno un terzo del pescato complessivo mondiale non raggiunge mai una bocca umana; una larga parte di esso viene destinata ad alimentare pesci allevati, suini e pollame. Le Nazioni Unite stimano che nel mondo un terzo del cibo venga sprecato. Questo cibo costituisce il 28% dei terreni agricoli, per un valore di 750 miliardi di dollari, l’equivalente del PIL della Svizzera.

La sola Gran Bretagna spreca ogni anno in carne l’ equivalente di 110 milioni di animali allevati, per un valore di 2.4 miliardi di sterline.

Globalmente, si spreca ogni anno una quantità di carne corrispondente a 12 miliardi di animali allevati, per un valore di 486 miliardi di dollari. Questo dato include 59 milioni di bovini, 270 milioni di suini e più di 11 miliardi di polli.

Ogni anno viene abbattuta un’area di foresta pari alla metà della Gran Bretagna,prevalentemente per coltivare mangime per animali e allevare bestiame.

A livello mondiale l’industria del bestiame contribuisce al 14.5% delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo – più di tutte le nostre macchine, gli aerei, i treni messi assieme. Con l’allevamento intensivo come traino, il numero degli animali allevati è destinato a raddoppiare entro il 2050.

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